Manca poco all’entrata in vigore dell’obbligo di green pass per tutti i lavoratori, dal pubblico al privato.
Non senza polemiche, a partire dal 15 ottobre si potrà lavorare solo se in possesso del certificato verde che attesta il vaccino, un tampone recente o di aver contratto il covid-19 nei sei mesi precedenti. A partire dal 15 ottobre, i lavoratori di aziende pubbliche e private potranno accedervi solo se in possesso di green pass. E se per andare a scuola o a lavoro è obbligatorio per andare a votare come è successo in quest’ultimo fine settimana non è obbligatorio esibirlo. A sancire la non obbligatorietà del certificato verde per il voto è un protocollo siglato da Ministero dell’Interno e Ministero della Salute. Se fosse stato introdotto l’obbligo, si sarebbe rischiato di andare contro l’articolo 48 della Costituzione, che recita:
“Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività“.
Dunque, in parole povere, non si può limitare il diritto di voto dei cittadini. Una situazione che avrebbe provocato senza dubbio proteste e ricorsi. Servirà però a chi tornerà a casa per votare e dovrà prendere un treno a lunga percorrenza o un aereo. Ma mi chiedo ma il lavoro non è un diritto?