di Giuseppe Morreale
Una foto, piena di colore, Padre Passamonte gli dà la benedizione, il nastro è tagliato dal fratello Gino. Franco emozionato sta die tro, il suo viso fa capolino sopra la spalla, si conclude in quel lon tano 4 dicembre del 1971 il sogno americano di Frank Bellanca e inizia l’avventura dell’American Bar, la sua creatura, il risultato di tanto duro lavoro lontano dalla sua terra. Franco, capo della dinastia Bellanca di Ficarazzi, Franco venditore di luna, cioè articoli illuminati dalla sua parlantina come quelle cianfrusa glie che vendeva su un carrettino in giro per le strade sterrate del paese, con un chiodo fisso nella mente, l’idea vincente del sogno americano, quel vivere di certezze, sicu rezza economica con un lavoro sicuro, fatto di eleganza, di abiti, di sentimenti sereni, ragionamenti lievi e saggi che solo quel sogno poteva dare con l’ironia, l’inventiva, la brillantezza che si ritrovava.
Franco voleva importare l’America quagiù, sotto forma di un locale, un bar che avrebbe cambiato il suo paese immobile,lento a leggere il progresso, ancorato a un passato rurale, e lui sognava quel bar dai grandi vetri chiari che davano sul Corso, con la musica rock tanto amata dal figlio Joe che inondava il lo- ché sapeva che il suo sogno era in buone mani. cale e il biliardo dal tappeto verde sul retro come se Ficarazzi rea nel Texas, a El Paso o a Dallas.
In America Franco ogni giorno si alzava alle quattro, (in questo gli somiglia molto il simpatico Giany che si leva già alle due) lavorava senza mai fermarsi, negli Usa se vuoi diventare qualcuno devi lavorare, anche se il pensiero, la testa e il cuore sono altrove.
Dormiva poco, stava al buio in silenzio e sognava ad occhi aperti il suo futuro, un bar, li dove c’era la putia di sua madre, donna Mimidda, donna dura e tosta come i suoi figli, li sul Corso, all’angolo di via Roma, di fronte alla Piazza Sant’Atanasio, con l’insegna del cinema Odeon che illuminava il chiosco di suo fratello Gino, polipi dalle “ranfe” fresche, teneri e fumanti, in pieno centro, con il mare giù sotto il “portone” e alle spalle la Cannita e il fischio dei treni, American Bar lo avrebbe chiamato, con un insegna grande piena di luci e vedere le facce dei paesani, dei parenti, stupiti, sorpresi, difficile addormentarsi dopo quei bellissimi pensieri che lo commuo vevano, lui cosi insensibile, quasi spaccone, spavaldo, sem pre allegro e ciarliero, pronto al dialogo, alla battuta, prerogativa della famiglia Bellanca.
E lavorava sacrificandosi, giorni e ore, senza feste, e sognava quel bar, il suo paese, il paese signi fica non essere soli, significa sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.
E Franco tornò con il suo sogno americano realizzato, cantava in aereo a bocca chiusa le canzoni che gonfiavano il cuore di ma linconia, lui davanti con accanto la serena Maria e dietro i picciriddi, i boys, Joe, Gi gino, Giani e Sendy, guardavano il mare, la curva del sole, arancione al tramonto, poi si girò e disse: “…siamo arrivati là…”e in dicó la Sicilia, la terra nostra.
Tutto il suo mondo era in quel bar, in quella famiglia, possente, solare, unita, ritagliata tra quelle luci, quei profumi, quell’aria paesana che lo circondava, quell’aria gioiosa e allegra che non lo ha mai abbandonato, anche quando cominciò a star male, a capire che era arrivata la sua ora ma era felice perché sapeva che il suo sogno era in buone mani.
Anche se purtroppo i sogni a volte hanno risvegli bruschi, dram matici, tragici come quello che ha portato via Joe da quel locale che per lui era come una seconda pelle, vestito dal ritmo rock. dal sound caraibico, amante come Frank della vita e adesso sono. insieme magari a sfotterci con le loro immancabili battute.
Oggi l’American Bar è una bella realtà del nostro paese, un locale ricco di bella gente come i fratelli Gigino e Giany, ricco di cose buone, una pasticceria con dolci tipici, gelateria e rosticceria molto ben fornita, una produzione propria grazie a un laboratorio all’avanguardia, condita da tanta allegria e buon umore dalla mat tina alla sera, ed è grazie a questi locali come l’American Bar, il Bar Italia, il Bar Pisciotta che Ficarazzi mantiene ancora un piz zico di legame col passato la sua identità quasi smarrita. Il sogno di Franco Bellanca è la dedica a chi vuole “riuscire nella vita”, a chi crede sempre in qualcosa, a chi non molla mai!
Buon Anniversario 4/12/1971 – 4/12/2021