Due anni, dopo Simona La Mantia è ancora sul podio continentale del triplo, un obiettivo centrato per la palermitana delle Fiamme Gialle, a cui, insieme al tecnico Michele Basile, va riconosciuto il merito di essersi presentata qui nella miglior forma possibile, considerato anche l’infortunio all’anca patito in gennaio. Quinta medaglia per l’Italia nella manifestazione, bottino che comincia a dare contorni statisticamente apprezzabili al bilancio azzurro.
“Ho lottato con le unghie e con i denti per difendere il mio titolo – racconta Simona La Mantia nel dopo gara – e con un inverno diverso probabilmente sarei riuscita a farlo anche meglio di così. La Saladuha ha tolto subito di mezzo la medaglia d’oro, e noi altre ci siamo dovute un po’ ‘azzannare’ per argento e bronzo. Sono felice di non essermi arresa”.
Il bendaggio all’anca, visibile in gara, è il segno dei problemi fisici. “Ho rimediato una sublussazione in allenamento, e ho dovuto rivedere i miei piani per molto tempo. Ho fatto tanta fisioterapia, lavoro alternativo, ripeto, senza arrendermi. Quindi, a conti fatti, va bene così…No, anzi, non va bene per niente – si corregge immediatamente – l’unica cosa che salvo è il fatto di esserci. Io ci sono”.
Tante le dediche da fare: “Mio marito Alessandro, il mio tecnico Michele Basile, la mia società, le Fiamme Gialle, i fisio Antonio Abbruzzese, che è venuto fino a Palermo per seguirmi, e Domenico D’Angelo, la Fidal, che non mi ha mai messo pressione in alcun modo, dandomi anche la possibilità di curarmi e di pensare all’Europeo”.