Il commando, successivamente:
- catturò i due carabinieri di guardia alla centrale;
- entrò all’interno della caserma, verosimilmente costringendo con minacce il comandante a pronunciare la parola d’ordine.
I carabinieri vennero fatti vestire velocemente, mentre i partigiani si impossessavano delle armi e di quant’altro di utile avessero potuto trovare nella caserma, poi minata con esplosivo, così come era stato fatto per la centrale idroelettrica.
Il commando partigiano e gli ostaggi, costretti a portare a spalla tutto il materiale trafugato dalla caserma, si incamminarono lungo un percorso tutto in salita, nel bosco per raggiungere a tappe forzate Malga Bala, passando per il Monte Izgora (1.000 m circa s.l.m.), la Val Bausiza (di nuovo a valle) e risalendo verso l’altipiano di Bala.
Il lungo tragitto venne intervallato da poche soste, di cui l’ultima, la sera del 24 marzo, in una stalla sita sull’altipiano di Logje (853 m s.l.m.). Qui venne loro somministrato minestrone a cui erano stati proditoriamente aggiunti soda caustica e sale nero, usato per il bestiame perché ad elevato potere purgante.
La mattina successiva (25 marzo) venne fatto percorrere ai prigionieri l’ultimo tratto di strada che li separava dal luogo della mattanza, un casolare sito su un pianoro, malga Bala appunto, dove:
- il Vicebrigadiere PERPIGNANO venne arpionato ad un calcagno con un uncino, appeso a testa in giù e costretto a vedere la fine dei propri dipendenti; verrà finito a pedate in testa;
- gli altri militari vennero sterminati barbaramente, dopo essere stati incaprettati con filo di ferro, legato anche ai testicoli, così che i movimenti parossistici sotto i colpi di piccone amplificassero il dolore; ad alcuni furono tagliati i genitali e conficcati loro in bocca; ad altri vennero sbriciolati gli occhi; ad altri ancora venne poi sventrato il cuore a picconate; in particolare, al Car. AMENICI venne infilata nel petto la foto dei figli.
Al termine dell’eccidio, i corpi vennero trascinati a qualche decina di metri dal casolare ed ammucchiati sotto un grosso sasso, parzialmente ricoperti dalla neve.
I cadaveri dei militari vennero rinvenuti casualmente da una pattuglia di militari tedeschi e recuperati per essere ricomposti presso la chiesa di Tarvisio tra il 31 marzo ed il 2 aprile 1944. I funerali si svolsero presso la stessa chiesa il 4 aprile 1944. Al termine di solenne cerimonia funebre, i resti dei dodici carabinieri furono seppelliti in località Manolz di Tarvisio.
Dal settembre 1957, grazie all’opera del “Comitato Onoranze ai Caduti nel Comune di Tarvisio”, che ha ultimato la costruzione del tempio ossario all’interno della torre medievale, attigua a questa parrocchia, riposano in pace unitamente a 14 combattenti del XVII Settore delle Guardie alla Frontiera ed a 5 militari tarvisiani, Caduti in guerra nove dei dodici carabinieri trucidati.
Di seguito i nomi dei 12 CC trucidati:
- V.Brigadiere PERPIGNANO Dino, nato a Sommacampagna (Verona) 17 agosto 1921;
- Car. DAL VECCHIO Domenico, n. a Refronto (Treviso) il 18 ottobre 1924;
- Car. FERRO Antonio, Rosolina (Rovigo) il 16 febbraio 1923;
- Car. AMENICI Primo, n. a Crespino (Rovigo) il 5 settembre 1905;
- Car. BERTOGLI Lindo, n. a Casola Montefiorino (Modena) il 19 marzo 1921;
- Car. COLSI Rodolfo, n. a Signa (Firenze) il 3 febbraio 1920;
- Car. FERRETTI Fernando, n. San Martino in Rio (Reggio Emilia) il 4 luglio 1920;
- Car. FRANZAN Attilio, n. a Isola Vicentina (Vicenza) il 9 ottobre 1913;
- Car. RUGGERO Pasquale, n. a Airola (Benevento) l’11 febbraio 1924;
- Car. ZILIO Adelmino, n. a Prozolo di Camponogara (Venezia) il 15 giungo 1921;
- Car. Aus. CASTELLANO Michele, n. a Rochetta S’Antonio (Foggia) l’11 novembre 1910;
- Car. Aus. TOGNAZZO Pietro, n. a Pontevigodarzere (Padova) il 30 giugno 1912.
Il 14 luglio 2009, a Tarvisio (UD), sono state conferite le Medaglie d’Oro al Merito Civile “alla memoria” ai 12 Carabinieri caduti.