Comandanti senza scrupoli di popolazioni senza più terra né decenza, in grado di comprare dalle bande criminali i gruppi di africani tenuti in ostaggio. Un business pulito, non tracciabile, che pianifica tutto attraverso Skype o WhatsApp, rendendo quasi incomprensibile le conversazioni. Il primo viaggio, dal costo di 5mila euro, parte dall’Eritrea o dal Sudan e termina in Libia. «Si paga tutto insieme e subito» questa è la regola base per garantirsi il viaggio di (dis)piacere. Giunti sul territorio libico, servono altri 1.500 euro per arrivare in Sicilia via mare.
Ad agevolare lo scempio di vite umane, la presenza, anche a Palermo, di cellule collegate con quelle che operano in Africa. Mercantili, carrette e gommoni in avaria, vengono mandati incontro al naufragio, consapevoli che quella è l’unica scelta possibile. Giunti in Sicilia, il viaggio continua. Segue un’attesa per racimolare i circa 300 euro utili a raggiungere il Nord in treno, pullman o mezzi privati. Poi bisogna fuggire, da ogni luogo, anche dai centri di accoglienza, spinti forzatamente da una rete di trafficanti capaci di gestire tutto e tutti.
«Viaggi costati anche 80mila euro, con prezzi che variano esponenzialmente ogni fermata, a cui si aggiungono vitto, alloggio, cibo, vestiti e cellulari» è quanto venuto fuori da una lunga indagine portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Belgio, Inghilterra, Germania, Svezia e Norvegia le mete preferite per un futuro migliore. Ma questo è quasi un sogno per chi ha preferito rischiare la vita pur di scappare dal proprio paese. Gente come noi, con famiglie, progetti, sogni e speranze, che si affida al cielo per una vita degna di questo nome.
Da Giornale L’Ora
La Redazione
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