Il Papa Beato è una festa, perché il Papa Beato è luce. Per tutti. Ci aspettiamo che la Chiesa lo riconosca a breve anche Santo, ma fin d’ora la Beatificazione conferma con un “sigillo” formale quella consapevolezza intima nell’animo di molti: Karol sapeva qual’era la strada, sapeva come percorrerla, sapeva cosa fare, sapeva dov’era il bene e come seguirlo, sapeva come l’uomo, ciascun uomo in ogni angolo della terra, può realizzare se stesso e il sogno della felicità eterna, e di quella terrena, sapeva come vivere il Paradiso sulla terra. “E’ Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che cercate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae” disse ai giovani riuniti a Tor Vergata per la Giornata Mondiale della Gioventù, nell’agosto del 2000, consegnando loro, di fatto, le chiavi della Felicità. E chiedendo loro di condividerle col mondo. “Gesù è la via” voleva dire a tutti. E proprio attraverso la vicenda terrena di Cristo, morto e risorto per amore, e insieme attraverso la propria storia di sofferenza, soprattutto quella fisica degli ultimi anni, specchio della prima, Giovanni Paolo II ha mostrato al mondo il senso del dolore, il perché delle tante pene che affliggono gli uomini, delle grandi catastrofi e delle guerre incomprensibili. Lui che il dolore l’ha vissuto nel corpo e nell’animo, fin da bambino, ha deciso di non nascondere quella sofferenza proprio per invitare gli uomini a non averne paura. A tutti voleva dire: la croce, qualunque essa sia, è niente altro che la porta verso Dio e verso la salvezza; come Cristo morendo ha ottenuto la redenzione dell’umanità, così gli affanni quotidiani di ciascun uomo trovano senso alla luce dell’amore infinito del Padre. Un messaggio che ha inteso rafforzare facendo dono alla Chiesa del culto della Divina Misericordia, di cui si fece promotore insieme alla suora polacca, la mistica Maria Faustina Kowalska, che per prima lo ricevette da Cristo e se ne fece “portavoce”, negli anni a cavallo delle due guerre mondiali, e che egli stesso canonizzò nel 2000, prima santa del terzo millennio. Proprio il messaggio della Divina Misericordia, di quell’Amore divino che tutto abbraccia e tutto spiega, giunto a coronamento di un secolo contrassegnato da immensi drammi, ha trovato incarnazione nella figura sofferente di Papa Wojtyla. Ecco perché la Chiesa non poteva che riconoscerlo Beato proprio nel giorno della festa della Divina Misericordia, la domenica cosiddetta “in albis”, la prima dopo la Pasqua, quest’anno il 1 di maggio.
Il Papa Beato è una festa perché con il suo Magistero e con la sua vita ha esortato tutti a “non avere paura”, a confidare nella benevolenza divina, a coltivare nel cuore la fiducia e la speranza, a vivere con gioia, a credere in un Dio che è Amore, che è presente concretamente nelle maglie della vita, che è “il solo in grado di soddisfare le aspirazioni più profonde del cuore umano”.
Articolo di Claudia Di Lorenzi per http://www.online-news.it