A volte, per un giornalista, esercitare il diritto di cronaca può comportare la sgradevole sorpresa di finire fra le fila degli indagati e dovere ricorrere ad un avvocato penalista per difendersi dal reato di “diffamazione a mezzo stampa”. Se ciò avviene in un contesto sociale come il nostro, in cui il giornalista avverte il senso di solitudine per un’istanza – quella di raccontare la verità – che non proviene dal basso, da un tessuto sociale che si indigna perché ha sete di sapere, di conoscenza, allora ci si chiede per quale motivo ci si dovrebbe esporre, per quale causa si dovrebbe combattere, ma soprattutto per difendere i diritti di quali cittadini? Veniamo ai fatti. Durante il famoso Consiglio comunale straordinario del 6 dicembre 2010 il sindaco affermava “Quando mi si diceva, ma qui il pizzo non lo paga nessuno, siamo un paese felice… Io dicevo: qua il pizzo lo pagano tutti, la mafia ha le radici in questo comune come negli altri.” La stessa frase, inspiegabilmente non viene trascritta all’interno della Deliberazione C. C. n. 102 del 06.12.2010 – “Convocazione straordinaria per i recenti episodi delittuosi perpetrati ai danni dell’Amministrazione”. Sul numero di febbraio di Ficarazzi Statale 113.it, con l’articolo “Il diritto di essere informati” mi permetto di stigmatizzare tale mancanza scrivendo: “Infatti a cercare di tappare la falla di Pino Cannizzaro – e questa è la parte più mortificante e scandalosa dell’argomento – ha provveduto la segretaria comunale che, guarda caso, non ha riportato la frase in oggetto. Infatti nella delibera non c’è traccia”. All’interno dello stesso numero di febbraio alla domanda posta al Presidente del Consiglio comunale Ino Trizzino: “E’ possibile estromettere dalla delibera in oggetto una frase come “qua il pizzo lo pagano tutti…” pronunciata in quell’occasione dal Sindaco? Il Presidente risponde: “Assolutamente no. Un pensiero del genere è troppo importante per non essere trascritto anche perchè impossibile da riassumere. Ovviamente può accadere una dimenticanza, ma, come ho detto prima, nella seduta di consiglio dove si effettuerà la lettura e l’approvazione della delibera, sarà possibile reinserirla. Il presidente del Consiglio comunale – guarda caso – a conferma di quanto affermato durante l’intervista, su sua richiesta chiedeva l’integrazione della deliberazione C.C. n° 102 del 06.12.2010. Infatti nella nuova deliberazione si legge: “A chi mi diceva che a Ficarazzi il pizzo non lo pagava nessuno, io rispondo dicendo che è mia convinzione che il pizzo lo pagano tutti..”Appare fin troppo ovvio come l’integrazione richiesta dal Presidente dia ancora più valore alla mia interpretazione dei fatti, e non si capisce – se la frase in oggetto fosse stata ritenuta marginale – come mai sia stata inserita in fretta e furia. In fin dei conti non capisco dove sia la diffamazione. Se affermare che la Segretaria comunale ha omesso di scrivere la frase infelice del sindaco nel tentativo di non esporlo ad altre critiche, significa diffamarla, allora sarà meglio ritornare ai giornalini parrocchiali, in cui si decantano le virtù dei santi, dei parroci e degli amministratori. Ebbene affronterò anche questa prova. A tal proposito chiedo l’aiuto di un avvocato penalista che prenda a cuore la mia causa; in cambio posso assicurare solo spazi pubblicitari sulle pagine del nostro giornale. Quello che più mi ferisce, in tutta questa faccenda, è il silenzio dei cittadini. Nessuna voce pubblica a difesa dell’informazione, nemmeno un semplice gesto di solidarietà. E quando non senti il calore di qualcuno che condivida le tue battaglie, quando intravedi il vuoto che ti circonda, allora viene voglia di mollare tutto e ti chiedi: ma chi te lo fa fare?
Giuseppe Compagno 9 aprile 2011