BAGHERIA: FERITO ADOLESCENTE IN BICI PER COLPA DI UNA BUCA. Elisa Martorana ci racconta l’accaduto. La storia che vi racconto è una di quelle storie, che se non le vedi con i tuoi occhi o non le vivi in prima persona possono sembrare fatti surreali, specie nel 2016. Fù il pomeriggio di qualche giorno fa, il 25 luglio, con la mia auto stavo percorrendo Corso Baldassare Scaduto, il fantastico viale alberato che congiunge Bagheria ad Aspra, la nostra splendida borgata marinara. Percorrendo la strada, mi imbatto in un incidente stradale: un giovane ciclista a terra sanguinante. Il ragazzo viene istantaneamente soccorso da un uomo, che ha avuto la prontezza di spostarlo dalla gareggiata, portandolo a riparo sul marciapiede. Noto che il ragazzo è poco più che adolescente, così mi fermo e chiedo se hanno bisogno d’auto. L’uomo che è intervenuto a dare il primissimo soccorso, mi ha subito ringraziato per essermi avvicinata, dato che tra tutta le miriade di passanti nessuno era rimasto al loro fianco. Nel frattempo l’uomo in questione, si è già tolto la bandana che indossava, inzuppandola d’acqua, immediatamente cerca di tamponare il viso sanguinante del giovane. Il ciclista infortunato è un minorenne, silenzioso, biondo con gli occhi azzurri… gli chiedo con voce calma e calda: come ti chiami? Vogliamo aiutarti… lui mi risponde: “N.C.”. Stai tranquillo gli dico, abbiamo chiamato il 118, stanno arrivando a soccorrerti… Lui mi risponde che è calmo che non ha paura, ma nel frattempo non fa altro che chiamare a casa, raccontando in modo frettoloso l’accaduto, tanto che al cellulare gli viene chiesto se può camminare, e quindi di ritornare a casa, lo capisco dalle risposte che da all’interlocutore. Chiusa la telefonata, l’infortunato vorrebbe eseguire le richieste che gli sono state fatte telefonicamente, si alza, e prova ad andare verso la bici, ma io e l’altro uomo gli consigliamo di stare seduto. Gli spiego cosi, cercando di non farlo allarmare, che ha il viso molto provato… “ti consiglio di aspettare i soccorsi, anche se ti senti di camminare… con il naso che continua a perdere sangue, idem la fronte, potresti avere un mancamento, potresti peggiorare le cose…” Così N.C. mi risponde che ho ragione e si risiede aspettando così i soccorsi. Intuendo che forse a casa non hanno ben capito la gravità della situazione dico a N.C., che se preferisce posso parlare io con i genitori e spiegare il tutto… così il giovane accetta e mi fa parlare al telefono con la madre. Spiego alla signora, che il ragazzo ha il viso fortemente traumatizzato e che non è consigliabile che faccia ritorno a casa da solo e che sopratutto ha bisogno di soccorsi. La madre, non parla bene l’italiano, ma mi ringrazia e mi dice che sta per raggiungerci sul posto la sorella, così che possa prendere lei la bici e fare compagnia al fratello. Arriva il 118, due uomini lo caricano in ambulanza e lo soccorrono immediatamente, tamponano subito quel naso che è completamente sanguinante e la fronte anch’essa fregiata… anche le ginocchia e le mani hanno la pelle rovinata e sanguinante per via del contatto con l’asfalto… insomma il giovane N.C. è tutto un tampone ma sopratutto è fortunatamente vivo. Nel frattempo arriva la sorella maggiorenne, ma non può prelevare la bici, perché dato che il fratello deve essere portato in ospedale deve seguirlo in ambulanza, così mi viene chiesto di sorvegliarla in attesa del padre, che dopo qualche tempo e venuto a ritirare il mezzo… si perché la bicicletta… mi fanno ben capire, che è da preservare assolutamente, così intuisco che a quanto pare è l’unico mezzo di trasporto del loro nucleo familiare, ma questa è un’altra storia. Gli addetti del 118 mi chiedono di restare sul posto e chiamare i Vigili Urbani per segnalare la buca che è nel manto stradale, buca che è la causa di questo grave incidente, praticamente… il ragazzo che era in bici, non si era accorto della voragine e c’è finito dentro con una ruota, volando a terra. Mi sento chiedere: “Signora ha un triangolo a bordo nella sua auto?” Mi dicono i soccorritori del 118, io rispondo di si, così continuano dicendo: “Signora la prego, metta il suo triangolo su questa buca, altrimenti tra qualche minuto ci richiamano per soccorrere qualche altro, chiami i Vigili per favore e faccia segnalare questa voragine altrimenti da qua a sta sera qualcuno ci lascia le penne!”. Ebbene si, è vero, N.C. è stato fortunato ma poteva finire peggio, molto peggio. Realizzo così che siamo talmente abituati al degrado che ormai non ci rendiamo più conto di come anche una buca posso decidere le sorti della nostra vita. Mi attivo immediatamente, prendo il mio smartphone e cerco su google il numero di telefono dei Vigili Urbani di Bagheria, ma ecco che inizia lo scandalo nello scandalo. Su internet è praticamente impossibile trovare una voce chiara che ti dia un numero di telefono a cui chiamare, “ma come, nell’era del digitale?”. Niente da fare, impiego davvero molto tempo, inizio a trovare qualche numero su questo e quel sito, pagine bianche… sito ufficiale, chiamo a diversi numeri ma nessuno risponde. Così richiamo al 118 e chiedo loro se possono darmi il numero, ma anche loro mi dicono che non sarà facile… mi mettono in attesa qualche secondo e mi danno un numero da provare… ma anche a quello non risponde nessuno… Ma stiamo scherzando? No, purtroppo no, è tutta pura realtà. Così mi stufo, ansi no, mi disgusto. Decido di fare un video con il mio cellulare e postarlo sulla mia pagina facebook. Racconto l’accaduto, faccio notare che sto lasciando sul posto il mio triangolo per evitare che qualche altro possa fare una brutta fine. Dopo qualche istante dalla pubblicazione, fiumi di visualizzazioni e commenti, la gente disgustata quanto me… mi arriva dopo un po anche un messaggio privato, è l’assessore Aiello, che mi mi fa sapere che ha avvisato una voltante della municipale … e così è stato. Dopo più di un’ora dal fatto, arriva una pattuglia della municipale, che sostituisce il mio triangolo con il loro, non voglio commentare anche il fatto che il loro triangolo fosse come diciamo noi “sciuscia ca vola”, non è colpa loro se sono male equipaggiati, comunque davanti a me i tre vigili anche se arrivati dopo molto tempo, telefonano a gli addetti, facendo richiesta di istallare dei paletti alti e dei segnalatori più appropriati, poi sono andata via. Si conclude cosi un pomeriggio che vorrei definire surreale, ma purtroppo è stato molto reale. Pomeriggio quello del 25 luglio, che mi ha fatto restare un forte amaro in bocca. Chi mi conosce bene, sa, che non riesco a restare indifferente a ciò che mi circonda, sopratutto se in gioco c’è la vita di un ragazzino, come in questo caso. Chi mi conosce, sa bene, che non mi sono mai tirata nel manifestare delle pubbliche riflessioni, e che odio quando la verità viene manipolata. Così a fine giornata mi ritrovo a riflettere, mi chiedo come è potuto accadere tutto ciò. Come è stato possibile che una buca abbia attentato alla vita di un minorenne colpevole soltanto di voler farsi un giro in bicicletta in un pomeriggio d’estate. Eppure il 7 Aprile 2015 un giornale intitolava “Bagheria. 107 mila euro per riparare tutte le buche delle strade cittadine”… inoltre come è stato possibile che sul web non ho trovato un solo numero utile per parlare in prima persona con i Vigili Urbani quando addirittura La Repubblica il 26 maggio 2015 pubblica un articolo con titolo: “A Bagheria il cittadino diventa vigile urbano con WhatsApp, un numero del Comune per segnalare le infrazioni”… e ancora, ma come è possibile se il 14 Marzo 2016 sul sito comunale si legge: “E’ stata inaugurata ad Aspra, frazione marinara di Bagheria, la prima postazione di bike sharing del progettoBi.Ri.Tu BiKe Rural Turism volto alla creazione di un sistema di noleggio bici a pedalata assistita (elettriche alimentate con fotovoltaico) all’interno del territorio e delle campagne bagheresi…” . Insomma come è possibile che N.C. abbia riscontrato un grave trauma al setto nasale e varie escoriazioni, se a bagheria le buche sono state tutte riparate, se i vigili sono in mezzo a noi e se abbiamo una città a misura di bicicletta? Vi giuro, io amo la mia città, ogni volta che mi ritrovo a testimoniare qualcosa che non va, soffro maledettamente. Politicamente non sono schierata, ansi cerco sempre di essere equidistante da tutti… Ma allora aiutatemi a capire… sono io che ho vissuto una realtà immaginaria o sono le cose che si leggono sui giornali che non sono al cento per cento vere?. Per fortuna questa volta non c’è scappato il morto, N.C. mal ridotto ma è tornato a casa… dobbiamo aspettare che qualcuno non ci ritorni per avere un po di coerenza in questa fantastica cittadina? Ma sopratutto, nell’era in cui si ploclama la parola “cittadini” come slogan, non è arrivato forse il momento di tornare essere prima di tutto persone?
Elisa Martorana
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