Riceviamo e Pubblichiamo la mail dell’Architetto Tommaso Aiello, consulente del Sindaco di Ficarazzi, con la quale risponde alle polemiche riguardanti il progetto da lui realizzato in collaborazione con la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo.
IN RISPOSTA ALLE GRATUITE ACCUSE DA CAMPAGNA ELETTORALE. In merito ad alcuni commenti politici sull’evento “Pianifichiamo Ficarazzi Marina” dello scorso 4 Dicembre 2016, da me promosso all’Amministrazione Martorana, mi sento in dovere di precisare alcuni punti, in quanto promotore dell’evento e tecnico in materia di urbanistica.
1- Ho letto sui giornali locali che, secondo alcuni, “il progetto Ficarazzi Marina” sarebbe “finalizzato a salvare immobili colpiti da ingiunzione di demolizione di proprietà di persone vicine all’Amministrazione”. Chi afferma ciò è chiaro che non ha neppure appreso i princìpi fondamentali su cui è incardinato il progetto di riqualificazione della Ficarazzi Marina. Infatti, basta prendere visione del progetto di massima sulla riqualificazione della costa, per capire che le finalità del progetto sono tutt’altro che incentrate a salvare immobili di chissà chi, ma, al contrario, mirano proprio a ripristinare un ambiente naturale ormai violentato da troppo tempo dall’edificazione selvaggia, che in passato ha visto prevalere l’interesse privato a scapito della collettività e del paesaggio naturale.
Insieme al dipartimento di architettura abbiamo prodotto due idee progettuali alternative. La prima, la più radicale, vede la demolizione di tutta l’edilizia abusiva realizzata prima della L.R. 78/1976 e quindi non sanabile, che abbiamo individuato tramite uno studio approfondito delle foto aeree. La seconda ipotesi progettuale invece, persegue sempre la politica della lotta all’abusivismo,ma procede per gradi e con più cautela. La demolizione dell’edilizia abusiva è chiaro che non è un atto semplice e immediato, e quindi va ponderato caso per caso, soprattutto quando i proprietari degli immobili sono cittadini disagiati che non possiedono altri luoghi di residenza se non quello abusivo in oggetto. Cosa fare in questi casi? Una delle soluzioni è quella che il Comune, una volta acquisito l’immobile abusivo, consente all’originario proprietario di pagare all’Ente un canone di locazione agevolato per consentire alla famiglia di continuare a vivervi pur perdendone il titolo di proprietà. In altri casi ancora, la demolizione può essere evitata se si ritiene che un immobile sia una potenziale risorsa per la collettività tanto da assumerne un uso sociale, come nel caso della Chiesa Madonna della Sicilia, di proprietà degli eredi di Padre Passamonte, che è stata acquisita al patrimonio Comunale e per deroga del Presidente della Regione destinata alla pubblica utilità,e quindi mantenuta. Onestà intellettuale mi impone di sottolineare che io ed il mio gruppo di lavoro abbiamo avuto carta bianca ad operare sul territorio, senza nessuna influenza politica che abbia favorito o protetto l’uno o l’altro, nonostante l’idea progettuale contenga caratteri radicali non sempre condivisibili. Le uniche indicazioni che abbiamo ricevuto sono quelle dei cittadini che vivono la città. Essi sono stati coinvolti nella pianificazione del territorio tramite tecniche partecipative quali il focus group ed il planning for real, dalle quali sono emerse le esigenze principali da sottoporre all’attenzione dei tecnici.
2- Altra nota stonata che ho potuto apprendere è quella contenuta in una dichiarazione, anch’essa politica, di Pino D’Alba sul giornale locale. Egli, riferendosi sempre all’evento ”Pianifichiamo Ficarazzi Marina”, afferma che quella del 4 Dicembre scorso “non la definirebbe una iniziativa, ma piuttosto un sogno”.
Che sia un sogno non è nemmeno errato dirlo, spesso sono i sogni a fare la realtà. Ma sul fatto di definire il lavoro di tanti giovani urbanisti dell’università seguiti da professori molto qualificati, una “non iniziativa” è offensivo e irriguardoso nei confronti di chi ha dedicato tanto impegno a questa manifestazione, su cui lavoriamo da più di un anno. Ricordo a tutti che “Pianifichiamo Ficarazzi Marina” è un evento unico nella storia ficarazzese, dove per la prima volta è stato affrontato il tema della riqualificazione della costa a partire dal confronto con i cittadini. Per la prima volta è stata utilizzata la tecnica del planning for real, un momento in cui sono i cittadini stessi a pianificare il territorio ed esserne attori, a differenza di chi pianifica e progetta il territorio dai piani alti dei palazzi e detta leggi e vincoli sull’utilizzo del suolo, penalizzando la gente comune e favorendo gli interessi dei pochi. Il planning for real per chi non ne fosse a conoscenza è una tecnica utilizzata per condurre un processo di progettazione urbana partecipata, ormai ampiamente utilizzata nel Nord Europa dagli esponenti del New Urbanism. Il nome le venne assegnato dagli ideatori – un gruppo di ricercatori dell’Università di Nottingham guidati da Tony Gibson – negli anni settanta.
Si tratta di un procedimento complesso che coinvolge le differenti professionalità (architetti, ingegneri, urbanisti, sociologi, avvocati ecc.), che svolgono il ruolo di facilitatori e coordinatori, e gli abitanti del luogo dove si vuole intervenire, che svolgono il ruolo di giocatori. Di medio-lunga durata, il processo che porta alle decisioni progettuali finali si articola in diverse “fasi”, qui sotto riportate:
• Costruzione del plastico: i giocatori costruiscono un plastico (in scala 1:250 solitamente) della zona interessata alle ipotetiche trasformazioni
• La comunicazione: il plastico viene messo in mostra, per un breve periodo, in luoghi molto frequentati dalla comunità
• Ipotesi di intervento: il plastico sarà ricoperto di figurine (che indicano dove intervenire), contenenti suggerimenti (sul come intervenire)
• Negoziazione e scelta delle priorità: le figurine vengono raccolte e suddivise, democraticamente tramite discussione, in 3 gruppi a seconda dell’urgenza con cui si ritiene debbano essere svolti (lavori necessari e/o urgenti, non impellenti, o da realizzare in futuro)
• Analisi e presa di coscienza dei progettisti con potere decisionale finale (dopo il consulto popolare, i tecnici di settore verificano effettiva fattibilità e danno inizio ai lavori) E’ riconosciuta ed accettata fra i metodi dell’American Planning Association, e si sta diffondendo a livello teorico, anche in Italia, grazie anche al lavoro dell’Università degli Studi Roma Tre. Solitamente viene realizzata per gli interventi di microurbanistica, ma non mancano le applicazioni in contesti più grandi. E’ molto utile per la creazione di un’agenda di priorità, che fornisca una prima base di risposte cui i progettisti e le amministrazioni possano attingere per utilizzarle o per dimostrare la mancanza di necessità. L’obiettivo finale è quello di creare un progetto che nasca e si sviluppi nella piena consapevolezza della pluralità di usi, di agenti e di utenti che contraddistinguono la città contemporanea. Sulla fattibilità del progetto, di cui ha fortemente dubitato il Sign. D’Alba, posso affermare che seppure non sia facile calare un progetto del genere nella nostra realtà locale, è pur vero che gran parte degli interventi previsti possono essere inseriti nell’ambito della redazione di un nuovo Piano Regolatore Generale che ne predisponga la fattibilità urbanistica per quegli interventi che prevedono un nuovo utilizzo del suolo, sempre nel rispetto della normativa regionale. Un progetto del genere non va visto solo nel suo complesso, ma va anche “smontato” per classificare gli interventi a breve e a lunga gittata nel tempo inserendoli all’interno di un cronoprogramma dettagliato.
Detto questo, spero sia chiara l’idea di quanto siano importanti INIZIATIVE come quella del 4 Dicembre, che io definirei più che un’iniziativa, ma un grande Evento da riproporre a qualunque Amministrazione si succederà a Ficarazzi, così da dare seguito a questa scintilla sulla riqualificazione della costa, che con impegno e collaborazione delle forze politiche, possa far trasformare un sogno possibile in realtà.
Arch. Tommaso Aiello