Cambia la legge elettorale in Sicilia

La Sicilia avrà tre sistemi diversi per l’elezione del sindaco e dei consigli comunali. Nei Comuni fino a diecimila abitanti verrà adottato il sistema maggioritario, mentre nelle città oltre i quindicimila verrà utilizzato il proporzionale con l’eventuale turno di ballottaggio. Spunta un terzo sistema per i Comuni con una popolazione che va da diecimila a quindicimila abitanti: il proporzionale a turno unico. Queste alcune delle novità introdotte dalla riforma elettorale che è stata approvata dall’Ars nella seduta di ieri sera (47 sì, 15 no e 2 astensioni), che ha visto anche l’ok finale al ddl sulla semplificazione amministrativa. Le nuove norme elettorali entreranno in vigore a partire dal 2012. Il ddl, riscritto in 26 articoli da un maxiemendamento bipartisan approvato dall’Aula, è il frutto di una lunga mediazione tra maggioranza e opposizione andata avanti per tutta la giornata a Palazzo dei Normanni, con
il Pdl che alla fine ha dato il suo assenso all’introduzione del voto confermativo per il candidato sindaco, una sorta di “chiodo fisso” per il Pd.

Il Pdl ha però portato a casa l’introduzione del proporzionale a turno unico nella fascia dei Comuni medio-piccoli. Soddisfatto anche il Partito democratico, che riesce a mandare in soffitta il cosiddetto “effetto trascinamento” che, a suo dire, era stato il vero asso nella manica del centrodestra negli anni scorsi. Oltre al consigliere comunale, quindi, l’elettore dovrà esprimere nella stessa scheda, ma “separatamente”, anche il voto per il candidato sindaco. Non è mancata la parentesi “rumorosa” di Cateno De Luca, che ha deciso ancora una volta di cambiare “casacca”, lasciando il Pdl dove era approdato appena due settimane fa. Motivo della protesta (che in aula è stata anche eclatante, tanto da richiedere l’intervento dei commessi), il mancato inserimento nel maxi-emendamento della norma sull’incompatibilità tra le cariche di sindaco e deputato. Si apre una nuova fase, dunque, per il vulcanico parlamentare di Fiumedinisi, che da adesso si dice «in lotta contro tutte le caste».Il fronte delle donne vede invece una sconfitta. Giulia Adamo (Udc), Marianna Caronia (Pid) e Concetta Raia (Pd) non sono riuscite a far passare il subemendamento che, in via sperimentale, introduceva la possibilità di esprimere una seconda preferenza da destinare al genere diverso dalla prima. Nonostante portasse le firme di tutti i capigruppo, al subemendamento soltanto in 28 hanno dato il loro assenso, 38 i contrari. E anche in questo caso una trentina di donne che hanno fatto “irruzione” a Sala d’Ercole hanno provocato un po’ di subbuglio. Ma è stata comunque introdotta una “quota rosa” del 25 per cento nelle liste elettorali, già prevista dall’articolo sei del maxiemendamento originario. La curiosità sta in una norma inserita tra le maglie della legge, al di là del maxi-emendamento: viene introdotto il divieto, per i sindaci, di nominare assessori che siano parenti di secondo grado dei consiglieri comunali.
Articolo di Elena De Pasquale su www.tempostretto.it



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