Catturare la luce,quindi, richiese quindi la comprensione dei materiali fotosensibili che non furono studiati sin da subito a fondo. Gli stessi scenziati, cercarono di studiare al meglio le reazioni chimiche alla luce di alcuni materiali comuni, durante alcuni esperimenti con carbonato di calcio, acqua regia, acido nitrico e argento, scoprì che il composto risultante, fondamentalmente cloruro d’argento, reagiva alla luce. Si accorse che la sostanza non si modificava se esposta alla luce del fuoco ma diveniva rosso scura se colpita dalla luce del sole, esattamente come per la maggior parte delle pellicole e carte in bianco e nero diffuse fino alla prima metà del 1900 e basate sugli alogenuri argentici non modificati. Dopo varie prove si tentò l’esperimento riempiendo una bottiglia di vetro che, dopo l’esposizione alla luce, si scurì solo nel lato illuminato.La figura era piuttosto imprecisa a causa della cattiva qualità degli obbiettivi. Un’altra teoria risale alla fine dei Medioevo, quando gli alchimisti, facendo riscaldare il cloruo di sodio, il comune sale da cucina insieme con l’argento, avevano scoperto che dal sale si liberava un gas, il cloro, il quale combinandosi con l’argento, provocava la formazione di un composto, il cloruro d’argento, bianco nell’oscurità, ma violetto o quasi nero con l’esposizione ai raggi del sole. Era quindi naturale che, ad un certo punto, nascesse l’idea di utilizzare la singolare proprietà dei raggi luminosi per ottenere immagini sulla superficie di sostanze chimiche sensibili alla luce. Nel ’700, illustri chimici tentarono di risolvere il problema, ma riuscirono ad ottenere solo contorni d’immagini, cioè silhouettes. I migliori chimici del tempo, il tedesco Johann Heinrich Schulze e il francese Niepce tentarono di trovare delle giuste soluzioni con il loro impegno e il loro sapere. Fu proprio quest’ultimo, il primo ad ottenere qualcosa con delle lastre di metallo ricoperte di bitume di giudea ovvero una sostanza che schiarisce debolmente alla luce. Successivamente Niepce si trovò costretto ad accettare un rapporto di collaborazione con Daguerre, il famosissimo pittore, anche per motivi professionali alle sperimentazioni con la camera oscura. Daguerre giunse all’invenzione del “dagherrotipo” , che consiste in una lastra di rame rivestita di argento che viene esposta all’azione dello iodio.
L’immagine, accennata in modo lieve nella fotocamera, diventa evidente e positiva ai vapori di mercurio e viene fissata con un lavaggio in acqua calda e salata. Grazie ad una serie di manovre politiche l’invenzione viene acquistata dal governo francese. Intanto in Inghilterra Talbot lavorava per conto proprio con una carta al cloruro d’argento ed otteneva i primi negativi su carta. Dalla scoperta della fotografia fino ad oggi si può affermare che nulla sia stato lasciato d’intentato e niente è più assolutamente originale.
Le prime fotografie scatenarono sin da subito l’interesse e la meraviglia dei numerosi curiosi del tempo, che presero di mira le sempre più frequenti dimostrazioni del procedimento. Rimanendo impressionati dalla fedeltà dell’immagine e di come si potesse distinguere ogni minimo particolare, altri progettavano un abbandono della pittura o una drastica riduzione della sua pratica. Questo non avvenne, ma la nascita della fotografia favorì e influenzò la nascita di importanti movimenti pittorici, tra cui l’impressionismo, il cubismo e il dadaismo.
La fotografia si affiancò e in alcuni casi sostituì gli strumenti di molti specialisti. La possibilità di catturare un paesaggio in pochi minuti e con una elevata quantità di particolari fece della fotografia l’ideale strumento per i ricercatori e i viaggiatori. La fotografia incontrò inizialmente dei problemi nel ritrarre figure umane a causa delle lunghe esposizioni necessarie. Anche se illuminato da specchi che concentravano la luce del sole, immobilizzato con supporti di legno per impedire i movimenti, il soggetto doveva comunque sopportare un’esposizione di almeno otto minuti per ricevere una fotografia in cui appariva con occhi chiusi e un atteggiamento innaturale.
Nel prossimo numero continueremo il nostro viaggio nell’affascinante mondo della fotografia.
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