Corruzione a Palermo: in manette quattro forestali e un imprenditore

Foto tratta da Internet

Sarebbe bastato pagare 500 euro e gli uomini del Corpo forestale della Regione avrebbero probabilmente chiuso un occhio sulle irregolarità di alcuni uomini d’affari. I poliziotti inizialmente credevano che si trattasse di un “classico episodio” di estorsione e invece è emerso un giro di tangenti e corruzione. Così stamattina si sono eseguiti cinque arresti eccellenti: si tratta di quattro dipendenti del Corpo forestale regionale siciliano e di un imprenditore di Ventimiglia di Sicilia, Rosario Azzarello (45 anni). I quattro forestali finiti in manette sono: Pietro Rammacca, 50 anni di Ficarazzi, Giovanni Fontana, 52, Rosario Spataro e Domenico Bruno, di 49 anni. Sono tutti appartenenti al distaccamento di Bagheria del corpo forestale della Regione Siciliana. L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip Angela Gerardi su richiesta dei sostituti procuratori Alessandro Picchi e Caterina Malagoli, coordinati dall’aggiunto Leonardo Agueci, e le accuse sono di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, omessa denuncia e abuso d’ufficio.

Il presunto giro di corruzione è venuto a galla mentre la Mobile di Palermo e quella di Agrigento indagavano – tra il 2011 e il 2012 – sui nuovi assetti mafiosi dell’area orientale della provincia, con particolare attenzione alla zona di Termini Imerese. L’indagine ha inizialmente portato all’individuazione di uno dei forestali in una vicenda che presentava le caratteristiche classiche delle pratiche estorsive; successivamente sarebbe stato individuato il coinvolgimento degli altri tre.Nelle condotte sono state infatti riscontrate modalità tipiche delle organizzazioni criminali.

Gli arrestati avrebbero inoltre avanzato la richiesta di denaro attuando notevoli pressioni psicologiche; dalle indagini sarebbe emerso il profondo risentimento degli imprenditori nei confronti dei quattro agenti della forestale, ritenuti avidi e senza dignità. Non si accontentavano del “regalino” per le festività bensì di tangenti più sostanziose. Si muovevano insomma come gli estorsori di Cosa Nostra. Le indagini sembrano comunque destinate ad allargarsi, in quanto talvolta erano proprio gli stessi imprenditori a rivolgersi alle forze di polizia per evitare controlli.

Clara Da Boit di moderatore.it




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