Articolo tratto dal Giornale di Sicilia.
“A San Martino ogni mustu è vinu”, un antico proverbio che anche oggi riecheggia nella tradizionale festa di San Martino. Un detto agricolo che sta ad indicare il mosto pronto per essere “spillato”, dopo la sua fermentazione. Secondo la tradizionale iconografia siciliana, San Martino è riconoscibile dal suo centurione e dal suo cavallo bianco. Si narra che abbia diviso il suo mantello una volta per concederla ad un poverello seminudo e infreddolito. Fu allora che la neve e il freddo svanirono, per far posto al sole: da qui la cosiddetta estate di San Martino. Un gesto di magnanimità che segnò in futuro la sua strada verso la santità. Prima di allora, arruolatosi nella cavalleria, Martino tenne fede al suo impegno nella sua ordinanza imperiale in quanto figlio di un ufficiale dell’esercito romano. Nella tradizionale estate di San Martino, i palermitani sono soliti gustare del vino novello. A prova di ciò, Martino fu definito il patrono degli ubriaconi. Gli stessi che, affollando le varie “taverne” della città, festeggiavano spesso a base di “cardoni”, “vruocculi” e uova sode.
La tradizione palermitana annovera anche una festa di San Martino propriamente detta “dei non ricchi”. Cade la prima domenica dopo l’undici novembre, quando si è soliti gustare “u viscottu i San Martino abbagnatu nn’o muscatu”, (il biscotto di San Martino intriso nel moscato). I biscotti di San Martino appunto sono confezionati con fior di farina impastata con il latte e fortemente lievitata. Hanno una forma di “pagnotta” grossa quanto un’arancia e viene impastato con semi d’anice.
A Palazzo Adriano, in provincia di Palermo, la festa di San Martino è l’occasione per celebrare le coppie che si sono sposate nell’anno corrente. I genitori dello sposo, in pratica, regalano “u quadaruni” (ossia una grossa pentola di rame) mentre quelli della sposa “a brascera” (ossia un braciere di rame per riscaldare la casa nei mesi freddi).
La comunità e gli amministratori del Comune invece fanno un dono agli sposi novelli, come augurio per la nascita della nuova famiglia.