Posted in: POLITICA REGIONALE
– 2 marzo 2016Alcune personali considerazioni sulla Finanziaria Regionale appena approvata.E’ con grande amarezza che ho votato favorevolmente questa legge, si con grande amarezza principalmente per il fatto che non potendo esimermi dal voto che se non fosse stato dato favorevole avrebbe fatto piombare la Sicilia in uno status quanto meno disastroso, ma con la amarezza ribadisco di dover costatare che ancora una volta dobbiamo rassegnarci ad una finanziaria che riesce a guardare poco al futuro.
Ma se quanto ho detto è certo, ovvio, scontato, allora credo che lo sia anche il fatto che la situazione che stiamo affrontando a livello regionale non è certamente qualcosa che può essere ascritta solamente a questo Governo. Lungi da me il sottrarmi a responsabilità ma ritengo troppo bieco e scorretto la strumentalizzazione che a volte si fa della situazione di crisi nella quale la nostra terra si trova.
Nessuno potrebbe non essere consapevole del fatto che la situazione economico finanziaria della nostra regione non è il frutto degli ultimi due anni di governo ma purtroppo del perpetrarsi di anni di mal governo che hanno affamato il popolo siciliano, regalandogli un effimero senso di benessere creando al contempo deficit economico, indebitamento ed enormi sacche di assistenzialismo facendolo passare per sviluppo.
No, no si fa sviluppo saccheggiando costantemente le casse della regione, rimpinguando a proprio piacimento varie tabelle H, moltiplicando esponenzialmente il numero delle società partecipate così da accrescere smisuratamente il debito della regione, lottizzando intere aree dell’economia regionale come nel caso della formazione, facendole diventare piuttosto che un sistema di volano per lo sviluppo di competenze e professionalità da legare alla crescita economica, invece, una fucina di clientele attraverso una gestione quantomeno leggera in relazione al meccanismo delle assunzioni. Ma ancor più grave facendo tutto ciò sulla pelle dei siciliani, prendendoli in giro due volte, si due volte, facendoli indiscriminatamente indebitare da un lato e dall’altro regalando il sogno di una sistemazione lavorativa che purtroppo oggi molti di loro vedono compromessa e sulla quale hanno costruito il loro ideale di famiglia.
Di certo mi sarei augurato ed aspettato di poter argomentare e ragionare su questioni che ci potevano far pensare che stavamo andando oltre il periodo più nero della prolungata crisi che ha interessato tutti i paesi dell’eurozona, e che a differenza della Sicilia presentano delle aree che stanno lentamente rialzandosi, stanno ricominciando, in gergo economico, a crescere.
Noi siciliani purtroppo siamo costretti a continuare a lavorare per arginare le emorragie finanziarie che sacche di assistenzialismo perpetuano a carico del bilancio regionale e che per tali motivi nasce già da molti anni monco in partenza. Mi riferisco ad una politica che di certo non dovrebbe far pagare ai lavoratori delle responsabilità di cattiva pianificazione ma che avrebbe potuto di certo mettere in campo delle strategie per quantomeno portare ad un graduale sfoltimento dei bacini di precari o ancor più immaginando a dei percorsi di riconversione degli stessi favorendo ed incentivando lo sviluppo attraverso per esempio la sottoscrizione di accordi con imprese con le quali contrattare la possibile collocazione dei soggetti provenienti da questi bacini di precariato a fronte di una manovra concordata ove necessario con lo stato centrale che prevedesse sgravi ed incentivi.
Guardando alla situazione attuale della Sicilia penso facendo un paragone attinente alla mia professione, ad un malato grave, ad un soggetto affetto da una patologia tra le più pericolose, che da anni vive e soffre perché il male che ha dentro è stato per anni silente, asintomatico, o meglio con sintomi non manifesti o volutamente celati e che per questo motivo è tra i più difficili da curare, proprio perché non manifesto, e poi, per altre situazioni per altre volontà la malattia viene scoperta e si vorrebbe responsabilizzare solo ed esclusivamente chi porta a galla la verità e che peraltro ha anche reso possibile la diagnosi della malattia e sta cercando seppur con con tante difficoltà e con metodi sui quali possiamo certamente ragionare cercando di intervenire.
Di certo i due anni scorsi non sono stati sufficienti per definire un costante lavoro di ripulitura di anni di mala gestione, e credo sia opportuno continuare sulla strada avviata, sono fermamente convinto infatti che il percorso avviato in tal senso sia l’unico possibile, se non ci si libera della cultura del malaffare non è possibile immaginare un percorso di vero sviluppo, anche se ritengo altresì quanto mai necessario un vero cambio di rotta.
È oggi ancor più indispensabile da un lato continuare il percorso di spending review avviato, ma al contempo questa azione va adeguatamente accompagnata da una costante azione del Governo che programmi e immagini anche una Regione snella e che impari a spendere soprattutto per i settori produttivi.
Ed allora faccio nella mia attività ho fatto appello a qualcosa che per fortuna non ha colore politico, non è ne di destra ne di sinistra, non è connotato di governo ne di opposizione, sto parlando del buon senso, di quella cosa che ci porta da padri di famiglia a cercare il bene per i nostri figli, di qualcosa che tutti dovremmo avere e che ci dovrebbe a mio avviso portare con consapevolezza a valutare l’approvazione della legge finanziaria come un atto dovuto, la sua non approvazione avrebbe condotto la Sicilia ad una situazione di collasso, ma al contempo è necessario lavorare insieme perché si riportino i conti della regione verso acque più tranquille verso le acque che possano lasciare le onde della tempesta per riavviare un percorso di navigazione verso la fuoriuscita dalla crisi e l’avvio di uno sviluppo reale e sostenibile.
Dobbiamo tutti insieme, e a maggior ragione il Governo Regionale, fare anche un’azione forte nei confronti del Governo Nazionale, affinché ci permetta di riappropriarci di quanto è nostro e che permetta a questa terra di essere tenuta nella giusta considerazione.
Ho cercato di affrontare le questioni relativa alla legge finanziaria senza le logiche dell’appartenenza cercando di giudicare il da farsi solo ed esclusivamente sulla base del buon senso, sulla base dell’interesse dei siciliani, pensando che i sacrifici chiesti oggi, che certamente pesano come una zavorra per la crescita e il rilancio della nostra regione, rappresentano una necessità ma al contempo la base da cui ripartire domani.
Salvo Lo Giudice