Dal Messaggero
Il terrorismo islamico torna a colpire il Bangladesh, e sono coinvolti anche italiani, sette di loro sarebbero ancora ostaggio dei terroristi. Un commando dell’Isis ha preso di mira un popolare caffé nella zona diplomatica della capitale Dacca, prendendo decine di ostaggi, soprattutto stranieri, tra i quali un numero imprecisato di nostri connazionali. L’ansia è forte, anche per il rischio di eventuali vittime durante un possibile blitz, tanto che il premier Matteo Renzi è rientrato a Palazzo Chigi per seguire la vicenda, in contatto con la Farnesina. Questa sera, intorno alle 21 locali (le 17 italiane), un commando di una decina di persone è entrato in azione all’Holey Artisan Bakery, un caffé-pasticceria nel quartiere di Gulshan, frequentato dai diplomatici, stranieri e middle-class locale.
Nell’attacco al locale di Dacca sarebbero morte 24 persone e ne sono state ferite 40, tra le quali un numero imprecisato di stranieri. Lo scrive Rita Katz citando il quarto messaggio dell’Isis diffuso attraverso Amaq, l’agenzia del Califfato. Precedentemente l’Isis aveva parlato di venti morti. Un ostaggio italiano, che si era riparato dietro il giardino del ristorante assaltato da un commando dell’Isis, è stato tratto in salvo dalla polizia locale. Lo si apprende da fonti della Farnesina. Il connazionale ora viene ascoltato dagli inquirenti.
Da parte degli assalitori del locale a Dacca «non c’è alcuna volontà di negoziare alcunchè»: lo ha detto l’ambasciatore italiano a Bangladesh Mario Palma al Tg1. «È una missione suicida, vogliono attuare un’azione molto forte e cruenta in cui non c’è spazio per il negoziato», ha aggiunto.
Subito è scattata l’allerta della polizia, che ha bloccato la zona. Un impiegato del locale riuscito a fuggire ha raccontato che «cinque assalitori hanno fatto irruzione armati di pistole e machete ed hanno lanciando bombe, al grido di ‘Allah uh Akbar’ (Allah è grande), scatenando il panico tra le persone». Altri testimoni che sono scappati hanno detto di avere visto «molti corpi a terra», anche se non hanno potuto sostenere che si trattasse di cadaveri. L’Isis ha rivendicato l’assalto, attraverso l’agenzia Amaq, che gli fa da megafono, sostenendo che oltre 20 persone di diverse nazionalità sono rimaste uccise. Quindi ha rilanciato, promettendo nuovi attacchi per la festa dell’indipendenza degli Usa, il 4 luglio, negli aeroporti di Heathtrow (Londra), Los Angeles e Jfk (New York).
In un primo momento la polizia ha parlato di tre feriti tra cui due agenti ed un civile, ma report successivi hanno aggiornato il bilancio ad almeno due morti tra gli agenti e fino a 30 feriti. E, soprattutto, diversi ostaggi, tra i 20 ed i 60, principalmente stranieri. La Farnesina, all’inizio, «non ha escluso la possibilità» di italiani prigionieri, e con il passare delle ore questo timore si è fatto via via più concreto. Tanto che il ministro Paolo Gentiloni ha twittato: «Seguo momento per momento la situazione a Dacca. Ansia per gli italiani coinvolti, sono vicino alle famiglie». La tv all news indiana India Today ha parlato addirittura di due italiani morti, ma senza citare fonti. E nel caos delle testimonianze, un media di Dacca ha citato la preside di una scuola americana, Ann Walsh Imdad, secondo cui il commando avrebbe ucciso i due dipendenti italiani del caffé, «il panettiere e la moglie».
Secondo il responsabile dell’Holey Artisan, invece, il panettiere è riuscito a mettersi in salvo. Nella zona, che si trova vicino a molte ambasciate straniere, fra cui quella italiana, sono stati dispiegati reparti di teste di cuoio locali (Rapid action battallion, o Rab) che si preparano ad un blitz, mentre alle tv è stato chiesto di sospendere le dirette. Qualche settimana fa le forze dell’ordine hanno lanciato una maxi-operazione in tutto il Paese contro gruppi di militanti islamici e organizzazioni criminali come risposta all’ondata di omicidi, avvenuti negli ultimi mesi, di bloggers e scrittori, membri delle minoranze religiose, stranieri e anche esponenti della comunità gay. Proprio stamane era stato ucciso un sacerdote indù. Gli attacchi sono stati condotti prevalentemente all’arma bianca e sono stati rivendicati anche da Isis e Al Qaida.