Articolo tratto da I Nuovi Vespri.it
Cresce il fronte del No tra gli universitari siciliani. Che si organizzano e danno vita ad un comitato “consapevole e senza schieramenti per rendere consapevole la futura classe dirigente delle scelte che riguarderanno l’asset del proprio Paese almeno per i prossimi dieci quindici anni”
Sempre più studenti universitari si schierano per il No al referendum costituzionale. Lo fanno solo come forma di protesta per il trattamento riservato dai Governi nazionali alle università meridionali? Sarebbe già un ottimo motivo considerando che, come ci hanno spiegato qui i ricercatori di Palermo, le politiche di stampo colonialistico si riflettono pure negli atenei del Sud che subiscono i tagli di risorse più feroci e che rimangono esclusi dai fondi extra ordinari grazie a criteri ritagliati sulle realtà del Nord. Ma no, non è solo per questo. Perché al di là di come ama descriverli una certa propaganda, molti giovani siciliani si informano e si impegnano per le cose in cui credono. Si organizzano e lottano. Basta dargli la parola per scoprirlo.
E’ il caso ad esempio, del neo nato Comitato ‘Studenti di Palermo per il No’ che lancia un appello a tutte le associazioni e i movimenti studenteschi per un confronto e un percorso comune che punti ad allargare il fronte del No tra i ragazzi degli atenei siciliani.
Sono studenti di ingegneria, giurisprudenza, scienze politiche, agraria, architettura e altre facoltà ancora. Di Palermo e fuori sede. Non vogliono etichette, né vogliono essere fagocitati da questo o quel partito. Per loro la riforma del Governo Renzi è solo un “tentativo di autoconservazione del vecchio sistema partitico” e va fermato:
“Il comitato ‘Studenti per il No di Palermo’ è nato prima di tutto come un esigenza di cittadini che trovandosi nel contesto studentesco non hanno ricercato etichette di nessun genere alle iniziative di dire un No, consapevole e senza schieramenti, alle riforme costituzionali fatte dal vecchio sistema partitico nell’estremo tentativo di autoconservarsi. Noi – dicono dal Comitato- cerchiamo di rendere consapevole la futura classe dirigente delle scelte che riguarderanno l’asset del proprio Paese almeno per i prossimi dieci quindici anni. Abbiamo cominciato a confrontarci e informarci dalla rete internet, dagli smartphone, dai sistemi di messaggistica veloce, in questo la nostra generazione non ha eguali. Le adesioni alla pagina Studenti per il No superano abbondantemente le mille e 500 approvazioni. Per una pagina neonata diciamo che è un risultato accettabile. Siamo un nutrito gruppo di persone che dialogano giornalmente”.
Ma cosa contestate esattamente della riforma?
“Partiamo dalla riformulazione dell’art. 70 cost. così come prospettato dalla riforma. Da 9 semplici parole che racchiudono un complesso funzionamento quale quello delle due Camere, si passa ad un testo composto da 439 parole, che rendono quest’articolo di fondamentale importanza, incomprensibile, sia a livello formale, avendo una struttura che appartiene alle norme ordinarie, sia a livello sostanziale non riuscendo cioè a definire con chiarezza, quali siano i metodi di approvazione di una legge e quale sia lo strumento attraverso il quale si possono dirimere le eventuali controversie in caso di disaccordo tra le due Camere. Si parla di un accordo tra i Presidenti di Camera e Senato: qual è la natura dell’accordo? E se non c’è cosa succede?Il nulla, questo è il messaggio che trasmette la riforma come contenuti”.
Ma non solo. Anche la riformulazione dell’art. 70 li lascia perplessi: “I rapporti tra Stato e Regioni mutano, gli enti locali perderanno ogni potere decisionale sul proprio territorio. Inoltre con il combinato disposto della riforma elettorale, l’Italicum, si assicura un potere enorme alla maggioranza di Governo, ottenuto anche con una percentuale irrisoria di consenso elettorale, che permetterà all’esecutivo di influire sulle nomine dei giudici della Corte Costituzionale, sulla nomina del Presidente della Repubblica e sui componenti del CSM, questo perché il premio di maggioranza ottenuto risulta essere ingente, 53% nel caso di elezione diretta, 55% nel caso di vittoria al ballottaggio. Insomma il Governo nominerà,direttamente e indirettamente,sia i pesi che i contrappesi del nostro ordinamento, questa è una svolta autoritaria inaccettabile”.
Insomma, la riforma l’hanno letta, eccome. E non solo quella: “Calamandrei, agli albori della nostra Costituzione affermò, il 4 Marzo 1947, con un suo intervento in Assemblea Costituente, che la mancanza del Governo in tale seduta dava un senso di serenità e quasi di raccoglimento familiare; serenità che invece non si riscontra nel contesto prospettato da questo Governo, e da un Parlamento eletto con una legge elettorale, il Porcellum, il cui premio di maggioranza, e non solo, è stato dichiarato dalla Corte Costituzionale, incostituzionale. Inoltre, il forte disaccordo creato dal Premier Renzi, con personalizzazioni della riforma, e con il forte dissenso delle opposizioni e di una parte della maggioranza di Governo, non crea un clima lucido e sereno che dovrebbe caratterizzare una riforma di tale portata su un testo di così grande importanza”.
Resta poco più di un mese, dunque, per sensibilizzare tutti gli studenti a difendere la Costituzione. Sempre ammesso che, con l’alibi del terremoto, come si vocifera qua e là, il governo non decida di rimandare ulteriormente la consultazione referendaria. Come fare?
“Abbiamo già iniziato a coinvolgere le associazioni. Sarebbe impensabile non dialogare con queste belle realtà con un immenso patrimonio storico di gestione di gruppo e di servizi agli studenti. Con cui stiamo strutturando un sistema di confronto orizzontale. Ovviamente ognuno ha il proprio comitato e le proprie ideologie ma l’obbiettivo di dire No a queste riforme è comune.
Inoltre proprio da questa strutturazione siamo già in grado di dare un servizio agli studenti dell’Università di Palermo, permettendo di esprimere il loro diritto a votare al referendum per quei ragazzi fuori sede, senza che necessariamente tornino a casa. Compilando questo form verranno delegati come rappresentanti di lista evitando così di doversi spostare per il loro diritto al voto”.
Questi ragazzi erano in piazza durante l’inaugurazione dell’anno accademico con Matteo Renzi al Teatro Massimo. Una presenza “che ha provocato disagio tra gli studenti”. “Eravamo lì davanti a distribuire materiale contro la riforma costituzionale. Da semplici cittadini. A cui non sta bene questa riforma e questo governo. Abbiamo organizzato un flash mob, per iniziare, con dei cartelli #IoDicoNo, andato discretamente bene. Mentre dall’altra parte c’erano scontri fra la polizia e altri studenti”.
Disagio, scontri con la polizia, flash mob. Pare che questo invito a Renzi abbia gratificato principalmente il rettore, Fabrizio Micari, che come molti suoi colleghi, sembra più interessato ad essere apprezzato dai politicanti che dai ragazzi della sua università.
Poco importa, dopo la sceneggiata al Teatro Massimo, resta la realtà che parla una lingua diversa.