Venerdì 16 novembre alle 17:30, presso la Sala Teatro ‘Don Pennisi’ di Linguaglossa, si è dato vita ad un momento di confronto con Giovanni La Via, europarlamentare del Partito popolare europeo, su un tema di assoluta importanza per il territorio etneo e dell’Alcantara: quali prospettive per la viticoltura siciliana. E proprio a Linguaglossa si è svolta una riunione inerente la zona di produzione del vino Etna Doc rispetto all’attuale e storica delimitazione? Si o no? Il dibattito sembra solo all’inizio, tra i favorevoli ed i contrari . Se ne parla sempre di più iniziando ad alimentare un vivace dibattito, partito quasi sottovoce ma adesso l’interrogativo si fa più frequente spostandosi anche nelle sale istituzionali preposte. In alcuni recenti convegni l’argomento è stato affrontato, come a Linguaglossa, durante l’incontro sul tema “La Pac post 2020”.
Questo il tema di una interessante tavola rotonda dove hanno preso parte, venerdì sera, l’europarlamentare Giovanni La Via e l’assessore comunale Andrea Cerra. Argomento centrale dell’incontro è stato “ Quali prospettive per la viticoltura siciliana”, argomento di grande interesse nel comprensorio etneo ma non solo, dove si è cercato di intravedere quali possibili indirizzi prenderà la Pac, ovvero la Politica Agricola Comune. Il 31 dicembre 2020 scadranno gli attuali regolamenti agricoli e le risorse dei relativi fondi . Cosa succederà dopo? Dal 2021 che indirizzo prenderà la Politica Agricola Comune? Che risorse hanno a disposizione in questi ultimi mesi gli imprenditori agricoli e vitivinicoli? A queste domande si è cercato di dare risposte. Presenti in sala alcuni rappresentanti istituzionali dei comuni del comprensorio ed alcuni produttori agricoli. L’on. Giovanni La Via ha quindi fatto un resoconto di quanto è stato possibile finora attuare in sede comunitaria per venire incontro alle istanze del comparto agricolo siciliano. Dalla sala comunque sono giunte segnalazione di attivare procedure ed attenzioni diverse anche per quanto riguarda la frutta secca, come la nocciola, tipica di varie zone della Sicilia, ad esempio. Sul fronte della viticoltura si è discusso anche delle possibilità di ampliare l’attuale zona di perimetrazione della Doc Etna, argomento questo scottante e delicato che però ormai circola insistentemente nei comuni etnei, tanto che proprio alcune sere fa durante altro convegno, sempre a Linguaglossa, questa ipotesi di ampliare la zona Doc Etna è stata nuovamente oggetto di confronto. Dal consorzio di tutela e da diverse altri fonti, come altri produttori, si risponde con diplomazia. Ci sono equilibri consolidati e questa corsa ai vigneti dell’Etna deve aprire una pausa di riflessione. Aumentare la superficia vitata a Doc e quindi la produzione può essere utile? Non tutti i produttori sembrano condividere l’ipotesi di ampliamento, ma è anche vero che sempre più imprenditori stanno cercando di investire in zona. “Per quanto riguarda l’Unione Europea e le varie Commissioni preposte , finora, siamo in grado di valutare istanze di riconoscimento di marchi di qualità, nel giro di sei mesi. Per la Doc Etna, se giungono proposte concrete, motivate, complete, i tempi di approvazione di un eventuale nuovo disciplinare con previsione di ampliamento del territorio, sono quindi brevi, ma dovranno essere i produttori a richiederlo” – affermava Giovanni La Via, il quale precisava che finora, tra le tante Doc siciliane a trovare immediato riscontro nell’opinione internazionale e nelle istituzioni europee sono solamente la Doc Etna e la Doc Sicilia. Dai dati 2017 dell’Irvos (Istituto Regionale vino e olio di Sicilia) , forniti alla redazione di taorminaweb.it,la Doc Etna rappresenta il 5,7% della produzione vitivinicola doc siciliana, classificandosi così subito dopo la Doc Sicilia che costituisce il 69,9% della produzione; in pratica a differenza di altre doc territoriali che hanno visto aumentare invece la produzione di doc Sicilia, l’Etna non ha subito un calo di produzione e dal 2012 anzi registra una crescita significativa di produzioni Etna Doc con 296 certificazioni. Sempre in base ai dati 2017 dell’Irvos la Doc Sicilia ha una produzione certificata pari ad hl 337.721,64 e la Doc Etna di hl 27.396,24. Insomma la partita in gioco è alquanto importante ed il Consorzio di tutela dell’Etna Doc probabilmente ben presto dovrà aprire un tavolo di confronto, di analisi e riflessione.